Echi id un monumento perduto. Gli interventi datiniani in San Francesco

(di Simonetta Cavaciocchi)

Le concezioni che valorizzano l’opera d’arte come documento storico, oltreché estetico, sono relativamente recenti. Nei fatti, l’uomo ha da sempre considerato gli spazi costruiti come organismi in movimento: legati alla funzione e al gusto del tempo, essi hanno subito continue mutazioni, riutilizzando e in qualche modo reinventando l’esistente, aggiungendo nuovi elementi e in qualche caso sostituendoli a quelli che non corrispondevano più al gusto dell’epoca. Un fenomeno ininterrotto, che ha avuto un punto di acme in età barocca, quando furono innumerevoli gli edifici che, in linea con i nuovi gusti estetici, videro la sostituzione o la copertura di interventi medievali, considerati al tempo “primitivi”. A questa sorte non sfuggì neppure la chiesa di San Francesco in Prato, che nella prima metà del Seicento fu sottoposta a radicali ristrutturazioni, documentate da una descrizione dell’epoca, rinvenuta e pubblicata dal Marchini.