La città etrusca di Gonfienti, la kylix di Douris e l'offerente di Pizzidimonte

(di Michelangelo Zecchini)

La frequentazione etrusca di Prato era un fatto acclarato già nel XVIII secolo, allorché gli eruditi locali – soprattutto Casotti, Gori e Buonamici – descrissero e disegnarono con attenzione bronzetti a figura umana e manufatti vari rinvenuti casualmente e a più riprese nell’area cittadina e nel suo hinterland. In particolare Gori illustrò un kouros e una kore, alti circa 10 cm («ritrovati sotto un metro di terra a circa quattrocento metri fuori dall’attuale piazza S. Marco a Prato, sulla vecchia via Fiorentina, in una zona oggi completamente coperta da palazzi moderni»1), riferibili a una produzione locale o regionale del 500 circa a.C., e una moneta2. Gli uni e l’altra dimostrano che il sottosuolo di Prato conserva importanti testimonianze di epoca tardoarcaica ed ellenistica.